Morfologia, geologia, vulcanologia e sismologia della nostra isola

Lavoro della cl. 1ª sez. H della S.M.S di Forio d’Ischia.

Morfologia e curiosità

 

 

 

Siamo i ragazzi della cl. 1ª sez. H della S.M.S di Forio d’Ischia (Napoli), siamo 15 alunni poiché l’aula dove facciamo lezione è piccola.

Per farci conoscere inseriamo nel lavoro una fotografia della classe con l’insegnante di matematica e scienze Iacono Rodrigo che ci ha guidato in questa scoperta scientifica del nostro territorio.

Da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso ci presentiamo:

Colella Anna, Regine Luisa, Amalfitano Maria, Lamonaca Chiarastella, Di Meglio Elena, il prof. Iacono Rodrigo, Misto Nicola, Calise Mirko, Maschio Francesco, Scardinale Francesco. In basso: Colella Pierpaolo, Guerra Paolo, Lamonaca Salvatore, Impagliazzo Matteo, Carnevale Giuseppe e Di Maio Natalino.

 

 

Per quanto riguarda la morfologia innanzi tutto si vede chiaramente che l’isola è divisa in due gruppi montuosi, quello del M. Campagnano a sinistra e quello del M. Epomeo a destra, da un profondo solco che è l’avvallamento lungo cui corre la strada che dal Porto d’Ischia porta al Testaccio .

Vista dall’alto la nostra isola, che ha un’estensione di 47 Kmq (è la più grande del golfo di Napoli), appare come occupata per la maggior parte dal M. Epomeo (alto 789 m) intorno al quale si elevano colline e collinette alcune delle quali si protendono nel mare sottoforma di verdi penisole e penisolette e promontori e isolette, tutti luoghi ameni e amati in tutto il mondo per la loro straordinaria e pittoresca bellezza.

Castello Aragonese costruito circa 6 secoli fa, su una di queste isolette cui si è accennato poc’anzi, ma già sul luogo esisteva una fortezza costruita dai Siracusani della Magna Grecia già nel 474 a.C.

Della bellezza di questo luogo la foto parla da sola.

A poche centinaia di metri da quest’isoletta, la dove vedete gli scogli di Sant’Anna fu edificata la città di Aenaria che poi nel III secolo d.C. sprofondò sotto il livello del mare a causa di un rapido movimento bradisismico.

Nel secolo scorso i Borboni usarono questo castello come carcere per prigionieri politici in attesa di impiccagione.

La penisoletta di S. Angelo vista dalla P. del Chiarito.

Questa penisola è bagnata dal mare per i suoi 4/4 (circa) poiché è legata ad Ischia tramite una sottile striscia di sabbia.

Una bellissima scogliera, un azzurrissimo specchio di mare che funziona da ottimo porticciolo turistico e per pescatori. La fotografia è stata scattata dalla P. del Chiarito (che vedete) alla base della quale sgorga la sorgente termale di Sorgeto con una temperatura di 78°C. Intorno a tale sorgente vengono a bagnarsi numerosissimi turisti italiani e stranieri in costume da bagno anche in pieno inverno. I due luoghi rappresentati nella foto sono i più visitati e frequentati di tutta l’isola soprattutto da parte dei tedeschi.

 

Il fungo, un’altra piccolissima isoletta, fotografata dal promontorio di M. Vico, abitato fin dall’VIII secolo a.C. dai Greci che qui costruirono la città di Pithecusa la più antica colonia greca nel Mediterraneo occidentale.

 

Curiosità importanti sono anche le due torri di Forio.

Costruite con blocchi squadrati di tufo verde dell’Epomeo. Queste torri erano utilissime soprattutto per difendersi dalle incursioni dei pirati Saraceni.

 

Bellissima casa scavata nel tufo verde La casa del Ciglio chiamata "La Nave"

In località Ciglio dove c’è un ristorante

L’isolano ha sempre usato il tufo verde, tipica roccia ischitana per costruire le proprie case e anche gli edifici più importanti (come le due torri). A volte le case venivano scavate direttamente nella pietra soprattutto in località Ciglio e Falanga dove gli isolani si rifugiavano soprattutto in occasioni di pestilenze e invasioni.

 

Testa dell’uomo e particolare

Queste ultime due foto ricordano la leggenda del gigante Tifeo che dorme sotto l’isola d’Ischia al caldo delle fumarole e all’ombra dei boschi sempre verdi di macchia mediterranea. Le sue membra affiorano qua e là in vari punti dell’isola: la testa dell’uomo rappresenta il capo di questo gigante.

 

M. Pizzone e particolare

Un ciclopico blocco di tufo verde impennato verso l’alto è chiaramente un’altra delle membra del gigante Tifeo. I piedi del gigante si trovano in località Pelara (Forio)

 

M. Epomeo visto da Forio Cima del M. Epomeo

Bocca di Serra

Un enorme blocco di tufo verde a forma di castello a due torri scolpite dalla natura

Le ultime tre fotografie mostrano come il tufo verde conferisce alla nostra isola un colore e un fascino del tutto particolari creando paesaggi e forme pittoresche.

Baia di S. Montano

Non mancano intorno alla nostra isola baie stupende. Quella di S.Montano, di un azzurro meraviglioso in mezzo a due promontori verdissimi (dello Zaro e del M. Vico) è incantevole.

La nostra isola: geologia e vulcanologia

Come la dea Venere, anche Ischia è nata 200 mila anni fa emergendo dalle profondità del mare azzurro e come l’Afrodite è bellissima, come è riconosciuto da tutti i turisti del mondo

Guidati dall’insegnante di scienze Iacono Rodrigo abbiamo eseguito delle escursioni sul territorio isolano per conoscere le caratteristiche della geologia e della vulcanologia della nostra isola.

Chiediamo scusa se non ci siamo presentati: siamo i ragazzi della 1ª H della S.M.S di Forio d’Ischia. Ma andiamo avanti con il racconto della nostra "avventura". Non è mancato un serio lavoro di preparazione per rendere proficue le escursioni che successivamente sarebbero state eseguite. Infatti il suddetto insegnante ha portato in classe una cartina dell’isola d’Ischia, moltissimi esemplari di piante isolane, diversi frammenti di rocce vulcaniche prelevate in varie località ischitane fra cui trachiti, lapilli, pomici e ceneri.

Abbiamo così avuto la possibilità di toccare e di studiare, grazie alle spiegazioni del docente, questi elementi essenziali, propedeutici per la comprensione delle cose che avremmo poi visto.

Finalmente è venuto il momento di cominciare le nostre escursioni durante le quali abbiamo scattato numerosissime fotografie ed è attraverso queste che vogliamo mostrarvi tutte le cose che abbiamo imparato durante queste nostre uscite.

Per la verità dobbiamo confessare che le prime foto da noi scattate non erano proprio bellissime per il fatto che la "macchina" usata era piuttosto malandata. Per questa ragione il nostro insegnante Rodrigo Iacono ha chiesto una più fattibile collaborazione da parte nostra. Attraverso la didascalie delle foto che di seguito vi proponiamo speriamo di trasmettervi l’impressione che noi tutti abbiamo ricevuto e cioè che Ischia, pur essendo una piccola isola, rappresenta una realtà tutt’altro che semplice, anzi potremmo dire molto complessa, sia dal punto di vista geologico-vulcanico, sia dal punto di vista della vegetazione, sia dal punto di vista climatico.

La foto n.1 alla base della testa dell’uomo ci sono le fumarole di M. Cito. Sul luogo si nota facilmente come nelle immediate vicinanze della solfatara dove la vita è impossibile a causa della temperatura e dei vapori di zolfo, subito si arrischiano i protagonisti della macchia mediterranea, come l’erica e il lentisco. È una prova delle grandi capacità d’adattamento di questo tipo di vegetazione.

Foto n.2: veduta del M. Pizzone (a sinistra del M. Nuovo, fotografato dal fango col suo caratteristico gigantesco blocco di tufo somigliante ad uno sperone in bilico sul pendio e sul punto di franare da un momento all’altro. All’intorno di questa roccia ci sono molte fumarole che si possono notare anche da lontano nelle prime ore del mattino e soprattutto nelle giornate umide, fredde e piovose in quanto in tali condizioni i vapori che fuoriescono dalle spaccature del terreno condensano abbondantemente.

Foto n.3: Ecco da vicino le fumarole del M. Pizzone. Da notare il colore giallo dei cristalli di zolfo. Toccando i punti da cui fuoriescono i vapori ci si può accorgere facilmente dell’alta temperatura a cui i vapori di acqua e di acido solfidrico giungono in superficie (80° C circa) e quindi dell’attività vulcanica quiescente ma non certamente spenta. L’odore caratteristico di uova marce annuncia subito la vicinanza della fumarola (che in questo caso è chiamata più propriamente solfatara). Tutto all’intorno si nota facilmente lo strano colore bianco del terreno di consistenza cinerea a causa dell’alterazione chimico-fisica subita dalle rocce per opera dei gas che lo attraversano. C’è addirittura sul pendio N dell’Epomeo una zona della montagna chiamata appunto "bianchetto" proprio a causa di tali alterazioni.

Foto n.4: si vede chiaramente che la zona di azione delle fumarole il terreno è totalmente desertico sia a causa della tossicità dei vapori di zolfo sia a causa dell’alta temperatura ma subito nelle immediate vicinanze vediamo ergersi, quasi a sfidare spavaldamente la solfatara, un’erica, che è una delle piante caratteristiche della macchia mediterranea. E’ un segno che questo tipo di vegetazione possiede una grande capacità di adattamento alle condizioni più impossibili.

Foto n.5: qui vediamo in primo piano una roccia raccolta intorno alle fumarole del M. Pizzone. Si vedono chiaramente luccicare i milioni di cristalli di zolfo di colore giallo che la incrostano.

Foto n.6: qui vediamo un’erica, un ulivo e un sorbo e cioè una bellissima fetta della macchia mediterranea che è sorta intorno alle fumarole.

Queste foto hanno mostrato chiaramente che sulla nostra isola esiste una strana relazione fra realtà vulcanica e macchia mediterranea ed è per questo che abbiamo fatto uno studio sull’evoluzione geologico-vulcanica di Ischia i cui risultati cercheremo di trasmettere attraverso le didascalie delle foto seguenti.

Foto n.7: si vede la Campania col golfo di Napoli in cui l’isola d’Ischia appare come una continuazione logica dei Campi Flegrei attraverso i ponti ideali di Procida e di Vivara. Viene quindi naturale da pensare che i fenomeni vulcanici sismici e geologici che hanno interessato ed interessano il nostro territorio siano molto simili a quelli della zona puotelana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto n.8: la foto rappresenta un disegno che abbiamo preso da un lavoro del nostro professore pubblicato sulla rivista "la rassegna di Ischia". Il disegno è diviso in cinque parti.

La 1ª parte mostra come un milione di anni fa Ischia non era ancora isolata dalla terraferma ed era costituita fino a Napoli da un unico strato di roccia sedimentaria chiamata calcare emergente dal mare. Il calcare, che nel disegno è colorato in marrone, è una roccia simile al marmo grezzo. Quindi un milione di anni fa da Napoli a Ischia tutta terraferma.

La 2ªparte del disegno mostra come, a causa del movimento delle masse continentali Europa-Africa, si formarono nella massa delle rocce sedimentarie delle fratture attraverso le quali risalì il magma, cioè la lava vulcanica, provocando delle eruzioni ad altissima temperatura chiamate "nubi ardenti" che ricoprirono le rocce sedimentarie di uno spesso strato di roccia vulcanica chiamato tufo che allora era di normale colore giallo-rossiccio come si è cercato di raffigurarlo nel disegno. Per 400 mila anni la situazione rimase tale, ma 600 mila anni fa la futura isola d’Ischia fu interessata da un bradisismo positivo per cui, come mostra la terza parte del disegno, lentamente si inabissò ad alcune centinaia di metri sotto il livello del mare dove restò per 400 mila anni durante i quali il tufo, essendo molto poroso, assorbì molta acqua marina che provocò in esso una serie di trasformazioni chimico-fisiche che lo fecero diventare l’attuale tufo verde caratteristico di Ischia.

Nel disegno n.4 vediamo come 200 mila anni fa attraverso fratture provocatesi nelle rocce sedimentarie (sempre colorate in marrone nel disegno) risalì una grande quantità di lava vulcanica che formò un immenso bacino magmatico a forma di cupola che si interpose fra le rocce sedimentarie sottostanti e il tufo verde soprastante, il quale ultimo fu così spinto verso l’alto ed emerse dal mare.

Nacque così l’isola d’Ischia che fu molto più grande di quella attuale. Il tufo però inarcandosi sotto la spinta del magma si fratturò in diversi punti e attraverso tali fratture uscì la lava vulcanica dando vita ai vulcani del I° ciclo eruttivo isolano (secondo quanto risulta dagli studi del Rittman). Tali vulcani (il M. Cotto, il Campagnano, il M. Vezzi, il Castello Aragonese e ultimo il M. Vico) manifestarono la loro intensissima attività fra 140 mila anni fa e 75 mila anni fa.

Seguì per tutta l’isola d’Ischia una lunga fase di riposo che durò circa 50 mila anni, ma 28 mila anni fa una spaventosa eruzione sottomarina a largo di Forio costruì l’edificio vulcanico della Secca di Ventotene e svuotò in gran parte il bacino magmatico sotto l’isola. La quinta parte del disegno mostra come il tufo verde rimase così sospeso sul niente. Pertanto si ebbero paurosi crolli in varie parti dell’isola con vaste fratture che fecero sprofondare sotto il livello del mare gran parte dell’isola che diventò molto più piccola di quella precedente, così come chiaramente fa vedere il disegno n. 5 confrontato con il n. 4.

Attraverso le fratture in tal modo creatosi il magma risalì dando luogo a eruzioni i cui proiettili e le cui lave costruirono quelli che il Rittmann chiama i vulcani del II ciclo eruttivo ischitano (lo Scarpo, il Caccaviello, ecc….).

Il resto lo faremo l’anno prossimo, quando parleremo in particolare dei vulcani.

 In anteprima ve ne facciamo vedere uno solo dei 50 e più che si trovano sull’isola d’Ischia: il PORTO D’ISCHIA.

 

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